La Fornero suggerisce la possibilità di licenziare anche nel
pubblico impiego. I soliti farisei si stracciano le vesti, ma io dico che ha
ragione.
Nel Settore Pubblico infatti si è creato un circolo vizioso,
l’ostentata sicurezza di chi ha la certezza del posto garantito, di chi può
permettersi di arrivare in ritardo, di prolungare le pause, insomma di
rallentare il già abbastanza macchinoso processo burocratico della macchina
statale. Eppure sono certo che rimarrà il solito effetto annuncio alla
Brunetta, rimbalzato dai media, travisato da tutti e cavalcato dai sindacati,
che ovviamente scenderanno ancora una volta in piazza.
Questo governo pro tempore certamente non si prenderà
l'incarico di alleggerire il carrozzone dello stato e credo comunque, che
aldilà dei soliti “fessi” che si sono bevuti tutta la propaganda, tutta d'un
fiato, che credono che la Fornero si riferisse ai licenziamenti legati agli
esuberi (che non ci possono essere nella p.a. visto che i dipendenti devono
essere quanti indicati in organico e non più) non hanno invece capito che il
ministro intendeva le garanzie previste dell'art. 18 per quanto riguarda i
licenziamenti disciplinari.
Certo che se così fosse, sicuramente riusciremmo a dare
maggiore credibilità all’apparato statale, se gli ingranaggi mal funzionati venissero
eliminati l’intero impianto sociale ne gioverebbe in termini di servizi, di
efficienza e fiducia.
Ma sono sempre più convinto che ad essere penalizzato
rimarrà solo il “privato”, mentre il “pubblico” continuerà a godere delle
garanzie e dei privilegi del “posto fisso all’italiana”.
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