domenica 4 novembre 2012

Carabiniere di Quartiere ucciso a Lodi, questa morte non vi basta?


E’ inutile ripeterlo. 
Non giriamoci intorno. 
La puzza di bruciato i delegati della rappresentanza militare l’avvertirono già nel 2009. Ma una delibera di chi rappresenta i Carabinieri non bastava, tanto che, come spesso accade, qualcuno fece finta di non sentire, e non arrivò alcuna risposta.
La scena muta delle alte sfere oggi, ha decretato un’altra morte. La faciloneria dei “ragionieri statali” abituati ai numeri è l’emblema di un altro fallimento. Ma per comprendere che il servizio di quartiere (e non anche la polizia di prossimità cui viene ignobilmente accostato), è il più grande abbaglio dell’Arma, occorreva una vittima? Gli esperti della sicurezza, forse erano, e sono, troppo impegnati col pallottoliere delle statistiche per ipotizzare il repentaglio gratuito cui i Carabinieri di quartiere sono tuttora sottoposti.
Addossare le colpe alla politica che ha richiesto a gran voce la nascita dell’agente di prossimità, è una facile scusante. L’Arma uscì dal cilindro la nefasta invenzione del “Carabiniere singolo” o di “quartiere” per garantire una maggiore vicinanza (prossimità) al cittadino, tralasciando ogni congettura sui rischi connessi nel proporre sicurezza in solitaria.
Prima di rendere partecipata la sicurezza con i cittadini, si coinvolgano i vertici in una reale condivisione, che tenga conto di valutazioni e mozioni di chi è preposto a rappresentare, imparando a fare i conti anche, e soprattutto, con la pelle dei militari evitando imbarazzanti silenzi.
Ora, forse, arriverà la risposta a chi chiese nel lontano 2009 e non ebbe alcuna replica.
Si probabilmente solo ora…

Nessun commento: