martedì 2 settembre 2014

MACHETE VS PISTOLA, LE ARMI NON LETALI ESISTONO MA IN ITALIA NON PIACCIONO


Cieca follia, immotivata violenza, disagio sociale dilagante di difficile comprensione e gestione, la piccola Jesi (AN) nei giorni scorsi è stata protagonista di un fatto che solo per la bravura e il coraggio degli agenti intervenuti non ha prodotto l’ennesima vittima.


Un uomo di colore sfonda la vetrina di un armeria, sottrae diversi coltelli e lame e brandendo un machete si allontana seminando il panico tra i passanti.
Inveendo contro i cittadini della piccola provincia marchigiana l’uomo sfiora una donna con una delle lame poco prima rubate e per pura fortuna la stessa non viene colpita.
Questa allerta il 112 e sul posto giungono diverse pattuglie tra Polizia e Carabinieri che provano in tutte le maniere a disarmare l’uomo.
La situazione ad altissima tensione, che ha tenuto ostaggio il piccolo borgo per diverso tempo, coinvolge anche una chiesa nella quale l’esagitato trova rifugio barricandosi all’interno.
Sono momenti estremamente difficili per chi interviene e cerca di ripristinare la sicurezza dei luoghi in un contesto urbano di quel tipo dove utilizzare le armi da fuoco richiede non solo una massiccia dose di coraggio e addestramento ma anche di fortuna sperando sempre che i danni di un ipotetica arma da fuoco siano sempre meno di quelli che potenzialmente si potrebbero causare.
Un 9mm blindato è un’ogiva micidiale che buca, buca e ancora buca fino a che non trova una superficie dove fermarsi…il problema è cosa trova tra la bocca di fuoco e il piano di arresto ?
Troverà solo il bersaglio ingaggiato o, una volta bucato l’obbiettivo, troverà anche qualche ignaro passante prima di fermarsi, ad esempio su un muro ?
Nonostante tutto questo, nonostante il sistema sia sempre molto ostile nell’uso delle armi da fuoco da parte delle divise, per ovvie ragioni, il coraggio degli operatori ha consentito, grazie a un colpo di pistola sparato a un piede, di arrestare il soggetto.
Nell’operazione difficilissima un carabiniere è stato lievemente ferito a un fianco durante la colluttazione, confidiamo nella leggerezza delle lesioni e in una pronta guarigione.
  
E’ difficile entrare nel merito della vicenda in senso tecnico, sviscerare le tecniche utilizzate e capire che tipo di procedure siano state adottate, di una cosa però dobbiamo essere certi, la buona sorte e tanto sangue freddo hanno avuto un peso enorme poiché i mezzi per annichilirlo senza ricorrere alla 9mm esistono ma ancora in Italia si fatica a sdoganarli.
Dallo spray antiaggressione dal getto balistico alle pistole elettriche, ai proiettili di gomma diversi possono essere i sistemi a bassa lesività e risolutivi in situazioni come queste.
Noi in Italia, al contrario di moltissimi paesi dell’Unione Europea, non li vogliamo probabilmente per ragioni di carattere politico e sociale.
Si ha notizia che qualcosa si sia già mosso per lo spray antiaggressione ma di effettivo attualmente nulla è dato sapere.
Cronache come quelle che arrivano da Jesi o come quelle di Roma alle Eur o del noto Kabobo a Milano devono accelerare i tempi di adozione da parte delle nostre forze dell’ordine di tali presidi perché il disagio sociale che colpisce le nostre città sta via via aumentando grazie anche a quelle depressioni tipiche dei momenti di crisi economica e non solo.
Chi vive un disagio mentale è purtroppo lasciato spesso alla sola difficoltà delle famiglie che tante volte non hanno nemmeno i mezzi per riuscire a gestire tanta follia.
Visto che gli strumenti esistono non possiamo pretendere che i nostri agenti abbiano sempre e solo fortuna; se quel colpo al piede fosse per rimbalzo risalito all’arteria femorale avrebbe ucciso chi doveva semplicemente essere disarmato.
Non si possono esporre per motivi politici e culturali i nostri agenti a procedimenti penali dalle imprevedibili risultanze semplicemente perchè il sistema non vuole affrontare serenamente queste problematiche, sacrificare una vita deve essere sempre l’extrema ratio, compresa quella professionale dei nostri servitori dello Stato che spesso agiscono nel migliore dei modi con scarsissimi mezzi.

A quando una seria politica addestrativa e di equipaggiamento delle nostre forze dell’ordine? 



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