Una vicenda gravissima che tanto indignò la
pubblica opinione per la sua ferocia, che fece lievitare la collera tra gli
operatori del settore, il dolore dei famigliari, una rabbia per un popolo che
dimentica gli onesti servitori dello stato. Morire per una contravvenzione,
aggredire vilmente a bastonate, uccidere con rabbia, materializzare quell’odio atavico
verso le forze dell’ordine.
Si uccide lo Stato e chi degnamente lo
rappresenta, con gli eventi, con la ferocia anche di un’opinione pubblica che è
pronta a indignarsi quanto a dimenticare facilmente, passando per quei
delinquenti che ad oggi, non hanno fatto neanche un giorno in cella.
Ma finalmente l’autorevolezza sbiadita delle
Istituzioni rifiorisce attraverso la sentenza di condanna all’ergastolo per
Matteo Gorelli, si scuote l’animo di chi non ha dimenticato, di chi ogni giorno
ricorda il collega Santarelli ed il carabiniere Marino, anche lui brutalmente
ferito nella barbarie dell’evento. Anche la giustizia, evidentemente, non ha
dimenticato il tragico episodio e restituisce un barlume di fiducia agli
operatori, un profondo respiro di aria pura.
Ad un anno di distanza, quando il massacro è ormai
stipato nei cassetti colmi di pagine di cronaca ammucchiate, si torna
nuovamente a parlare, a rimuginare sull’evento, a prendere le difese, a
comminare colpe, a sciorinare sentenze.
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