martedì 6 maggio 2014

CONSULTA RIGETTA UN ALTRO RICORSO SUL BLOCCO STIPENDI: “DOBBIAMO RISPARMIARE E FARE SACRIFICI!”



Un'altra sentenza vergogna della Consulta. Un nuovo ricorso contro il blocco stipendi con il consueto risultato: rigetto per manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale.

Questa volta a richiedere di giudicare sulla legittimità costituzionale dell’art. 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono stati alcuni docenti universitari con tre ricorsi, poi riuniti. I ricorrenti hanno lamentato le considerevoli decurtazioni economiche subite e ritenute illegittime soprattutto in seguito alla sentenza nr. 223 del 2012 con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma 22, del d.l. n. 78 del 2010. A nulla è valso per i docenti sottolineare che l’effetto del blocco di classi e scatti sulle retribuzioni è più incisivo sugli stipendi dei docenti con minore anzianità, rispetto a quelli con oltre sedici anni di anzianità, ledendo altresì, l’art. 53 Cost., in quanto non sono rispettati né il principio di progressività (il blocco colpisce solo una determinata categoria di contribuenti), né quello della capacità contributiva (dato che il meccanismo del blocco colpisce in modo maggiore i titolari di stipendi più bassi);
La Corte con l’ordinanza 113/2014 ha ribadito che «il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, attraverso cui può attuarsi una politica di riequilibrio del bilancio, implicano sacrifici gravosi, quali quelli in esame, che trovano giustificazione nella situazione di crisi economica. In particolare, in ragione delle necessarie attuali prospettive pluriennali del ciclo di bilancio, tali sacrifici non possono non interessare periodi, certo definiti, ma più lunghi rispetto a quelli presi in considerazione dalle richiamate sentenze di questa Corte, pronunciate con riguardo alla manovra economica del 1992. Le norme impugnate, dunque, superano il vaglio di ragionevolezza, in quanto mirate ad un risparmio di spesa che opera riguardo a tutto il comparto del pubblico impiego, in una dimensione solidaristica − sia pure con le differenziazioni rese necessarie dai diversi statuti professionali delle categorie che vi appartengono − e per un periodo di tempo limitato, che comprende più anni in considerazione della programmazione pluriennale delle politiche di bilancio»;

Insomma dei sacrifici che milioni di italiani stanno già facendo da parecchi anni alla Corte non gliene importa nulla. Ne tantomeno i magistrati della Consulta hanno a cuore la perdita totale di credibilità della magistratura, sempre più intesa come una casta a sé stante ed incurante che da quattro anni milioni di italiani hanno perso migliaia di euro, mentre i magistrati neanche un centesimo!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Lanzo, almeno qualcuno ci informa su che fine fanno i ricorsi sul blocco stipendi